Jianping Xu aveva 46 anni. Chissà qual era fra le ragazze fin troppo gentili del “nostro” ristorante cinese, quello in cui sorridiamo complici tutte le volte, da dieci anni a questa parte, quando leggiamo “anche d’asporti” sulla copertina del menu.
È un pensiero idiota – penso pensandolo – ferma al passaggio a livello dove il giorno prima Jainping Xu è stata travolta dal treno. Mi vien da pensare che forse aveva fretta di andare a casa, magari doveva aiutare i figli a fare i compiti, magari aveva sonno, o era in ritardo per vedere una sua cara amica, a cui voleva raccontare di quegli idioti che ridono sempre quando dice “vuoi salsina?”.
Magari era solo stanca e distratta, passa tutti i giorni da lì (il ristorante non chiude mai) conosce a memoria gli orari dei treni, sa che la sbarra si abbassa sempre qualche minuto prima, magari pensava fosse il regionale in partenza da Ravenna e invece era l’intercity che arrivava da Rimini, in ritardo. Fatto sta che.
Mentre penso questi pensieri idioti – sempre consapevole della loro idiozia – vedo gente che passa sui binari in bicicletta. La sbarra abbassata.
Passa una mamma, con due bambine infiocchettate dietro, sulla loro biciclettina. Mi chiedo fortissimamente: ma perché?
Perché non ci fermiamo alla sbarra abbassata? Cos’è questa frenesia per cui non possiamo fermarci un secondo, spegnere la macchina, appoggiare la bicicletta, attaccare bottone con uno sconosciuto, o perderci in due minuti di pensieri idioti e solitari?
Mentre sono persa in questo loop di idiozia, noto il conducente dell’auto davanti a me. È una testa bianca, vedo che indossa una canottiera, lo specchietto riflette la parte superiore del viso. Si toglie gli occhiali, li appoggia sul sedile a fianco. Si slaccia la cintura lentamente, scende dalla macchina, lascia la portiera aperta, si avvicina alla macchina alla mia sinistra. Bussa sul finestrino. Una donna magra, sui 55, frangetta dritta e nera, coda di cavallo, gli sorride. Abbassa il finestrino. Lui la bacia con trasporto (e con tanta lingua). Poi senza dire niente torna in macchina, richiude lo sportello, si riallaccia lentamente la cintura, si rimette gli occhiali.
Nella macchina a fianco, Frangettamora sorride un sorriso estatico ed emozionato, le braccia dritte e rigide, le mani che stringono fortissimo il volante, per tutti i lunghissimi 3 minuti prima che la fila di macchine riparta.
Ecco. Penso io, ecco. Questi sono due che sanno come far fruttare le pause inaspettate. Baciamoci di più, senza fretta.
La foto di apertura è di Roberta Callegaro: il tag #gentechesibacia è un progetto che sfocia in questo Tumblr.
The Kiss signal by #KennyRandom per la felicità di @gluca un contributo per fermare questo scempio #gentechesibacia pic.twitter.com/8elnscox9l
— Roberta Callegaro (@RobertaCalle) February 6, 2015
P.s era tantissimo che non scrivevo più qui. Mi sento arrugginita, ho tutto l’acido lattico nelle fragole.
Mariella says
E’ quello che penso in questi giorni.
Cos’è ‘sta fretta? Sembra che abbiamo più voglia di andare che di restare…
Ti bacio e spero di vederti presto.
Siro says
Ciao Mari! Tu lo sai bene, visto che è tanto… che aspetti 😀
Ecco, la gravidanza, tra le altre cose, ti insegna ad aspettare, a godere dei piccoli cambiamenti, a capire che per ogni cosa c’è un tempo.
A parte alla fine, lì scatta un po’ il “non vedo l’ora”.
Stai bene? Speriamo di vederci presto, sì.
Mariella says
Hai ragione, il momento del “non vedo l’ora” sta già arrivando. Però mi sto imponendo di godermi questi momenti che chissà se torneranno, e anche se dovessero tornare non è detto che siano gli stessi.
Sto bene, sono felice. Questo è quello che conta.
Spero per te, e voi, sia lo stesso.
stellina says
Come sempre fai centro! Mi sei mancata…scrivi di più, ok? Ti abbraccio!
Alexa says
Che bello rileggerti!!
Un bacione.
Siro says
Ciao ragazze! Cercherò di impegnarmi a scrivere più spesso. Più spesso di ogni 6 mesi forse ce la posso fare 😀
Vi stritolo di abbracci!!!