Ho fatto questa foto tantissimo tempo fa. Credo due anni fa.
L’ho messa sul mio profilo Facebook, come copertina. Mi hanno detto bella. Lo è.
Qualcuno mi ha detto l’orizzonte è storto. Lo è. Ma va bene così. Ma non ho motivato. Oggi lo faccio.
Stamattina ho letto una riflessione sulle tecniche fotografiche, su una pagina che amo molto, che parla, appunto, di fotografie. La riflessione è questa qui, parla di percezione adattativa della realtà (come noi percepiamo dritto l’orizzonte anche se siamo sdraiati su un fianco, ad esempio) e del fatto che chi segue le regole della fotografia poi rischia di rimanere intrappolato in queste regole che parlano di soggetti non al centro, di proporzioni auree, di orizzonte orizzontale e via dicendo. E porta esempi di grandi fotografi (che proprio perché grandi possono esulare dalle regole).
A me interessa il discorso fino a un certo punto. Perché io non sono un fotografo, e mai lo sarò. Nemmeno amatoriale. Perché io racconto storie e delle fotografie mi interessano le storie che raccontano.
I ragazzi che si amano si baciano in piedi.
Ricordi poetici, romantici, di tempi in cui tutto ciò che sapevo dell’amore l’avevo letto o visto su uno schermo. O sognato. Sapevo solo quello che sull’amore si racconta.
Ora che so qualcosa di più, anche se il mistero per fortuna ancora non è del tutto svelato, posso raccontarvelo anche io, qualcosa sull’amore.
I ragazzi che si amano si baciano in piedi. In fondo al molo, sospesi di fronte a un orizzonte.
I ragazzi che si amano si baciano contro un muro, cercando un appiglio, un appoggio.
I ragazzi che si amano sono sbilanciati sul nulla, sono protesi verso l’ingnoto, con coraggio. Stanno in bilico, offrendosi inermi all’altro, perché l’altro li accolga, oppure li lasci cadere, sbattere col muso su quegli scogli.
Perché i ragazzi che si amano no, i ragazzi che si amano non stanno in bolla.
Lascia un commento