Mentre la pargola brucia d’amore, noi genitori degenitorati andiamo a vedere una mostra.
Non le voglio meno bene se la lascio un pomeriggio alla nonna, anche se è malata.
Anzi, quando torno le voglio più bene, perché la clausura forzata fa male anche a me. E stare sempre con me non credo le faccia poi così un gran bene.
Così fuggiamo al “mio” museo, a vedere con la “mia” guida una bella mostra.
Non una mostra “bella” in realtà, non nel senso tradizionale almeno, ma una mostra scientifica. Sono uscita che sapevo un sacco di cose in più sulle tecniche dell’affresco e sulla sua tutela. Sono uscita anche con un sacco di domande in testa su cosa voglia dire poi in realtà la tutela dell’opera d’arte. Che un affresco in un museo è come un uccellino in gabbia: è bello ma non canta.
E mi viene da pensare anche: non sarebbe ora di riconoscere che le opere d’arte sono del luogo per cui sono state pensate? Che appartengono alla cultura che le ha generate?
Non sarebbe ora che le Monne Lise tornassero a casa e gli Egizi tornassero in Egitto?
Così, eh, pour parler.
Elena con Raffaello (?). Non mi ricordo più. Mi sembrava che fosse uno dei ninja turtles comunque.
Chiunque volesse andare a vedere la mostra può trovare informazioni serie e belle foto sul sito del Mar.
Con l’occasione vi ricordo che NON si possono fare le foto al museo, e che io sono stata giustamente e ripetutamente sgridata e redarguita dai guardiasala. Ma che ci volete fare, a me piace soffrire.
E se venite fate un fischio eh. Un caffé ve lo offro volentieri.
Se poi vi voglio veramente bene vi dico anche il nome della guida e quando trovarla.
firmatocarla says
La tecnica di recupero degli affreschi, illustrata da te, ha un gusto proprio simpatico, in particolare modo la fase ceretta… ^_^
Siro says
Pensa che alcuni strappi sono il primo pelo, altri il contropelo. 😀