Si avvicina la Pasqua, si avvicina la primavera. Bella notizia. Ma si avvicina anche l’incubo delle pulizie stagionali.
Voi lo sapete perché si chiamano “pulizie di Pasqua”?
La Pasqua cristiana, pur avendo mutato gli originali significati in altri di tipo cristologico, deriva da – o sarebbe meglio dire si instaura su – la Pasqua ebraica, la Pesach, una festività ebraica che ricorda l’esodo e la liberazione del popolo israelita dall’Egitto. Il termine significa infatti passaggio, transito, del popolo ebraico quindi, ma al tempo stesso anche quello dai mesi invernali a quelli primaverili, dalla apparente morte della terra alla sua “resurrezione”. Riti di passaggio che celebrano la primavera sono presenti infatti in tutte le culture del bacino mediterraneo, ma anche in quelle dei popoli del Nord. Basti pensare che nelle lingue nordiche la Pasqua si chiama Oaster o Easter, termini che derivano dal nome della dea della primavera (Ostara o Eostre), in onore della quale, in corrispondenza dell’equinozio di primavera, gli antichi Teutoni e i Celti della Gallia, della Britannia e dell’Europa Centrale tributavano sacrifici e celebravano riti.
Per tornare agli ebrei, la celebrazione della Pasqua prevede l’obbligo di eliminare da casa ogni minima traccia di lievito (e di polvere). Un vero e proprio rito di purificazione della casa e del corpo e, attraverso il corpo, dell’anima. “Spaceclearing”*, insomma. Molto prima dell’avvento di psicoterapeuti e life coach, già si sapeva cosa bisognava fare: pulire, togliere di mezzo il vecchio, arieggiare, aprire le finestre, le braccia e il cuore alle cose nuove.
Ecco. Vi rendete conto di quante cose mi racconto per motivarmi a fare le pulizie?
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Cecilia says
Sei brava, scrivi davvero benissimo! Un giorno mi racconti il tuo mestiere vero …
Siro says
Ah ah ah, il giorno che l’ho capito te lo racconto volentieri! Ufficialmente mi occupo di progetti di comunicazione, dentro poi ci sta il mondo.
Mariella says
Io sono pronta con tutina alla “Phisycal”.
Sigh. Sob.
Settimana prossima mi tocca…(anche se i vetri li pulisco ogni mese!)
Mariella says
(ho inverito i & y di Physical)
Siro says
E vai con il momento video trashone anni ’80:
Mari, ha le calze fuxia!!!!
Io (Lui) invece i vetri li lavo 1-2 volte l’anno. Non avrei nemmeno bisogno di mettere du le tende 😉
lu v says
😉 io per ora approfitto della magica voglia di collaborazione del mio ammmore e me ne sto con il bimbo-pancia sul divano a dare ordini e indicazioni… tanto durerà ancora poco.. molto poco, comunque sempre troppo poco.. ;-)))
Siro says
Ma no dai, poi impara e ti aiuta sempre. Tu fagli un sacco di complimenti. Digli che è sexy mentre pulisce 😉
Roberta Dellabora says
Si, purtroppo le pulizie di primavera tornano sempre, inevitabilmente ed ogni anno con qualcosa di nuovo, o con qualcosa di disperso anni fa che ritroviamo e forse che avevamo anche dimenticato.
Comunque complimenti per il linguaggio, il tuo modo di scrivere è davvero suggestivo: non farai mica la scrittrice?
Ti lascio il link del mio blog se vuoi fare un salto. Ogni settimana posto dei articoli su arte, design, moda, riciclaggio, libri, recensioni e molto altro.
Creo anche oggettini fai da te e idee regalo.
mi raccomando ci conto. un bacione.
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Siro says
Ciao Roberta, grazie per l’invito e i complimenti.
Faccio la scrittrice? Non saprei. Certo scrivo anche, per lavoro, ma non so se questo fa di me una scrittrice, direi di no.
Scrivo un po’ per lavoro, tanto per diletto, tantissimo per necessità.