Credo che dire che “la felicità si impara da piccoli” non sia esatto. I bambini sanno fare benissimo ad essere felici. Siamo noi che l’abbiamo disimparato e ci dobbiamo sforzare per esserlo.
Questa frase forse andrebbe cambiata in “la felicità si insegna da piccoli”, ho spesso l’impressione di non aver proprio niente da insegnare in tal senso ad Alice, mentre lei ha sicuramente un sacco di cose da insegnare a me.
Mi sembra ad esempio che lei sia molto più vicina al senso della vita di quanto lo sia io. Troppe sovrastrutture forse? Ho perso di vista l’essenza delle cose, decisamente.
Intanto direi un immenso grazie all’oracolo Siri (non siamo parenti, ci tengo a sottolinearlo che poi lei si offende, è permalosetta), insieme al dizionario etimologico costituisce il fondamento della mia religione.
Qualche esempio del fatto che Alice, dall’alto dei suoi due anni e quasiemmezzo non ha niente da imparare da me. E che io, da basso dei miei trentasjdabsufi fra 13 giorni, ho invece soltanto da ascoltare.
Mamma, adesso che andiamo in macchina io vojio stare seduta davanti.
Non si può Alice, quando sarai alta come la mamma potrai venire a sederti davanti.
Allora io adesso mangio tanta pizza così divento alta come la mamma.
In realtà amore se mangi tanta verdura diventi alta come la mamma; se mangi tanta pizza diventi larga come la mamma.
Va bene, allora io divento larga come la mamma.
IL SENSO DELLA PRIORITA’
Adesso nonna vai un po’ a letto perché se no diventi vecchia come la mamma. Traete voi le vostre conclusioni.
Mamma, mi aiuti a mettere il vestito zallo alla Giorgia (bambola preferita, ne sentirete ancora parlare).
Alice non posso, ho un sacco di cose da fare. Dopo, ok?
Alice per favore, sposti i tuoi giochi che sono tutti per terra e non si riesce a passare?
No mamma, mi dispiace, adesso ho ‘nzacco di cose da fare.
EFFETTO BOOMERANG
Chi dice “non siamo mica qui a pettinare le bambole” non ha figli. E non ha capito niente.
Pettinare bambole è un affare serissimo.
La dedica sulla prima pagina de Il cucchiaino di Alice |
Anonymous says
esatto! e’ proprio così! Si parla di affari seri. il mio omino utilizza proprio la parola “lavorare” per indicare le sue attività…”ma mamma, sto lavorando!!”…mi risponde, quando io, insensibile ai suoi sforzi, lo invito ad andare a lavare i denti mentre lui con enorme impegno e serietà sta caricando il suo camion di sassolini…
Stellina
Siro says
Infatti, viene da minimizzare vero? invece magari per loro è importantissimo. Come si arrabbia Alice se la interrompi mentre fa qualcosa. Mi ricorda qualcuno? Ah, sì, me.
Alexa says
Concordo, è questione di punti di vista. Ma solitamente il loro è più diretto e veritiero. La vera fatica per noi è cambiare prospettiva…
Siro says
Esatto. Vedi comunque che se invece di pensare di “abbassarti” al suo livello pensi invece che ti devi alzare, per farti capire, è quasi più facile. Noi ci arrabbiamo se ci interrompe o non ci lascia fare una cosa importante, però pretendiamo che lascino immediatamente quello che stanno facendo quando li chiamiamo, o che ci rispondano subito. Ma per loro quello che stanno facendo è importante tanto quanto le nostre cose. In questo modo noi lo svalutiamo.