Comincio sempre pensando questa volta non ce la faccio, poi…
Pensavo di non riuscire a passare persino l’esame di quinta elementare, eppure.
Pensavo di non riuscire a passare l’esame di terza media, la maturità, la patente, l’esame di ammissione all’università.
Ho pensato “questa volta non ce la faccio” tutte le volte, la notte prima di ogni singolo esame all’università. Ho pensato seriamente di non riuscire a scrivere la tesi, e il giorno della laurea ho pensato di non presentarmi neppure. Poi ho avuto l’ardire di iscrivermi pure al master.
Pensavo non mi prendessero mai per quel lavoro, e invece. Pensavo “cosa ti presenti mai a un concorso pubblico, tanto si sa come vanno queste cose”. Mi sbagliavo. Due volte. La seconda pure incinta.
Pensavo di non riuscire ad avere un figlio, ne ho avuti due.
Pensavo di non riuscire a partorire, l’ho fatto due volte, anche se la seconda ho pensato di morire, ne ho avuto quasi la certezza.
Ma forse non è vero.
Forse io lo so che ce la faccio sempre. Forse penso di proteggermi dall’insuccesso con l’insicurezza. Beh, non mi sembra questa grande idea.
Perché il mio primo pensiero è sempre “ho esagerato, questa volta non ce la faccio” ma un attimo dopo penso sempre “ce la faccio invece, devo solo trovare come”.
Perché alla fine, io, ce la faccio sempre. E anche abbastanza bene. Forse allora, a trentandugfhwinj anni suonati, è ora di cominciare a dire da subito “ma certo che ce la faccio”, e poi fare anche un bel sorriso.
E cominciare subito, di slancio, ché l’entusiasmo è importante, fa la metà dell’impresa. E bisogna arrivare solo a metà, poi si scollina e si vede l’orizzonte, si capisce che anche stavolta ce la si è cavata alla grande.
Certo, se anche nella vita, come nell’app c25k, ci fosse una soave vocina che dice “good, you’re half way”, allora lo scollinamento sarebbe più facile.
Forse sarebbe ora anche di accettare il fatto che io possa sbagliare. Qualcuno ha detto una cosa tipo “il successo è fatto al 99% di fallimento, sei disposto ad accettarlo?”. Il concetto di successo è poi molto relativo. Nonostante tutte queste paure, io non mi ricordo di insuccessi. Eppure ci saranno sicuramente stati. Ma se puoi dimenticarlo vuol dire che non è importante.
la duchessa says
Siro, tu mi leggi nel pensiero. Mi fa impressione questo post, è proprio esatto paro paro quello che penso.
Anche io faccio ‘ste stesse tue manfrine, e mi dico che sarebbe ora di dirsi che come tutte le altre volte alla fine ce la fai. Ma l’istante dopo mi dico “e se fosse proprio quello il mio segreto per farcela? cioè pensare di non farcela? e se adesso penso che ce la farò e poi è la prima volta che non ce la faccio?”
Lo vedi, ad arrivogghiamenti mentali sto messa bene pure io 🙂 😀
Siro says
Idem!!!
Penso anche che il pensare di non farcela mi faccis mettere sempre quelle due energie e quei due neuroni in più, che fanno sì che poi il tutto venga fatto al meglio. Ora però è il momento di cominciare a risparmiare un po’, a ripetersi come un mantra “anche meno”.
Insomma noi, abbiamo un “non ce la faccio” positivo, che ci stimola a dare il meglio, non di quelli bloccanti, che non ti fanno nemmeno partire.
Scrivere mi psicanalizza, ma i commenti mi aiutano a trovare soluzioni e risposte. Grazie Duchessa.
dm says
in effetti penso che una cosa importante sia stare bene con se stessi e anche se non ce la si fa, capire, imparare da eventuali errori commessi e darsi nuovi obiettivi. Capisco anche che per chi è abituato a “FARCELA SEMPRE” può bruciare di più non riuscire nell’intento.. e nell’insieme mi considero anch’io una persona che è sempre riuscita, e tutte le volte ho sempre paura di non farcela!
http://blogpercomunicare.blogspot.com/
Siro says
Ma io non è che sono abituato a farcela sempre, anzi. Non sono abituata proprio per niente. Solo che guardandomi indietro mi rendo conto che alla fine ce la faccio, il che non vuol dire sempre raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissata. Spesso imbocchi una strada credendo di voler andare verso una meta precisa, poi invece il percorso devia e raggiungi un posto, un risultato, una situazione, che non avevi preventivato, ma che va bene lo stesso. Questo per me è un successo, per altri può essere un fallimento.
Cinciullà says
Questo commento è stato eliminato dall’autore.
Cinciullà says
Ciao, sono un amico della Duchessa e come lei ho condiviso questo post perchè ci trovo qualcosa di familiare. Ma con una piccola differenza.
A me paturnie tipo “non ce la puoi fare” le mettevano addosso gli altri, sin da bambino. Medici, genitori, insegnanti e persino amici.
Un giorno però incontrai un piccolo uomo che mi insegnò una grande verità: Qualunque sia il problema, TOCCA A TE. Quindi smettila di pensare che tanto non ce la fai e RISOLVILO, in un modo o nell’altro. Applicando questo principio, qualsiasi cosa tu faccia diventa un successo, anche se non va come si sperava.
Il fallimento non è un sogno deluso, ma smettere di sognare…
Buona giornata!
Siro says
Ciao Cinciullà (bellissimo nick!).
Condivido in pieno quello che dici. Io ho sempre saputo che toccava a me. Nessuno ha mai fatto le cose al posto mio, nè “per me” (almeno finché non ho conosciuto il mio compagno). Mia madre mi ha sempre sostenuta, mi ha sempre detto che ce la potevo fare, ma al tempo stesso mi è sempre sembrato che quel che facevo non fosse sufficiente, mai abbastanza. Da qui l’esigenza di dare il 200% ogni volta, per poter ottenere il 90%. Invecchiando mi sono resa conto che molto spesso, se invece del 200 dai il 90%, spesso ottieni il 95 e se più felice. Discorso contorto ma spero si sia capito quel che volevo dire. 😀
Giulia says
si, cinciullà è meraviglioso!
🙂
Anonymous says
E’ bello guardarsi indietro e rendersi conto che alla fine ce la si fa, è una sanissima iniezione di fiducia, no?
Capisco ( e condivido pure) una sana dose di insicurezza, ma credo che sia davvero importante sforzarsi ad essere dei giusti ed equilibrati giudici di noi stessi.
Esercitando questa pratica, saremo maggiormente preparati a rispondere a chi esprime un’opinione su di noi o sul nostro lavoro con obiettività e senso critico. E quindi sapremo contestare argomentando e sapremo ringraziare sorridendo!
E.
Siro says
Quanto hai ragione E.! Io reagisco sempre male di primo acchito alle critiche. Non insulto nessuno eh, sia chiaro, ma ci rimango proprio male, soffro. Non riesco ad avere un sano distacco da quello che faccio, eppure ormai ho capito che quel che faccio non è sempre quel che sono. Chi critica il mio lavoro critica come ho fatto una cosa, non me. Ne sono consapevole ora, quindi ci sto lavorando su.
MI rendo conto proprio che è una questione di insicurezza, che dai più è scambiata per sicumera o arroganza, o troppa fiducia in sè.
Ringraziare sorridendo, me lo scrivo sulla mano.
MammaInSE says
NO, a me l’entusiasmo in partenza proprio non si confa’. O meglio, mi costa ammetterlo agli altri, quell’entusiasmo. Ho bisogno di nasconderlo dietro una cortina di spallucce alzate e di “non importa”, perche’ c’e’ la parte orgogliosa che non ce la farebbe mai ad accettare la sconfitta dichiarandola pure ad alta voce.
Insomma sono convinta che spesso siamo degli ottimi giudici di noi stessi, solo che non vogliamo o non possiamo ammetterlo!
Siro says
Vedo che ci siamo ritrovate in tante eh! Io come giudice di me stessa sono forse un po’ troppo severa, sto lavorando sull’indulgenza 😉
Anonymous says
Anch’io parto sempre dicendo che non ce la farò…sempre per paura di non illudermi e soprattutto per evitare “mazzate”. Grandi illusioni = grandi delusioni. A volte il mio inconscio sa benissimo che ce la farò…eppure!! Questa volta, invece, che ho un grande sogno o meglio una grande speranza ho deciso che ci voglio credere…poi ciò che sarà, sarà!
Romy
Siro says
Grande sogno? tengo le dita incrociatissime per te, cara amica mia.
Veronica says
Silvia, la foto è tua?! E’ stupenda.
Ti posso solo dire che ho trovato il tuo post molto bello, come sempre, ma che non ho niente di intelligente da dire in merito, nè di costruttivo, anche perché secondo me l’insicurezza è una di quelle cose su cui è difficile lavorare, malgrado i successi accumulati o tutte le le evidenze positive che abbiamo di fronte a noi. Io per prima, malgrado sia sempre riuscita a perseguire tutte le cose che davvero volevo e come volevo, devo sempre sforzarmi di credere in me e darmi un bel pò di arie. Poi però chiedo sempre rassicurazioni a tutti, rompo le scatole anche…Ne ho bisogno.
Ho letto che sei capricorno, pure io. Ti riconosci nel segno?
elinor says
Questo post potrei averlo scritto io… con una differenza: io i miei fallimenti me li ricordo eccome, ma non li rimpiango, perchè comunque mi hanno dato più dei successi l’opportunità di crescere e di migliorare. Soprattutto mi hanno insegnato che anche se non si è infallibili, si vive bene lo stesso…
Rocco Citro says
la verità è che sei una piagnona. però se scrivi una frase bella come “…io non mi ricordo di insuccessi. Eppure ci saranno sicuramente stati. Ma se puoi dimenticarlo vuol dire che non è importante.” vuol dire che sei brava. e allora ti perdono. 😉
Siro says
È vero, sono proprio una piagnona, mannaggia. E dire che non lo sono mai stata, ma sono così stanca.
Non sono nemmeno tanto brava perché quella frase devo averla letta da qualche parte, non mi ricordo di chi è. 🙂
Giulia says
sai che me ne accorgo con il passare del tempo, io che sono la regina, ma che dico, l’imperatrice, Sua SAntità dell’insicurezza, che i cambiamenti, anche minimi, mi mettono ansia e angoscia?
e non va bene, perchè se mi lascio dominare finirò per vivere nel letto sotto al lenzuolo….
ci sarebbe da partlarne per ore, da farne un post (ce lo farò, forse), su quelle piccole vittorie stupide, quelle cose che da fuori sembrano normali alle persone normali e che per me sono state la conclusione di un tormento indescrivibile.
si forse ci vorrebe un’app di incoraggiamento anche nella vita vera.
una che ti ricorda ogni tanto che ce la puoi fare.
che, come nella pubblicità di leroy merlin, se puoi immaginarlo puoi farlo
🙂
Siro says
Ah come ti capisco. La mia “salvezza” è che ho sempre meno tempo, e più esigenze di darmi una mossa. Quindi mi butto, senza pensarci nemmeno. Poi mi vergogno dopo. 😉