Venerdì e sabato scorso sono stata a un corso (e già ho fatto la rima). Sono partita la mattina presto col treno dei pendolari e mi sembrava ieri, mica più di dieci anni fa, che lo prendevo il lunedì mattina per andare nel mio appartamento da studentessa fuorisede a Bologna.
Quando sono scesa alla stazione l’emozione mi è partita dallo stomaco, mi ha attraversato i polmoni mozzandomi il respiro e poi è salita alla testa, infiammandomi le gote e inumidendomi gli occhi.
Talmente tanto, che ho fatto gli 800 metri che mi separavano dall’aula scattando convulsamente foto sfuocate, come una bimbaminkia al cospetto dell’idolo di turno, e mandandole immediatamente alla mia ex coinquilina, corredate di commenti salienti tipo “nuoooooooooo, c’è ancora la truccheria!”.
Le prima due foto in realtà le ho mandate alle amiche di frivolezze Giulia e Caia, volevo far vedere che pure noi, in questa città di provincia affogata nella nebbia, ci abbiamo le nostre Belen. Sartorialist, fatti in là.
Il corso è stato davvero bello e intenso. Io mi sono sentita una mentecatta per tutto il tempo, quindi direi che è stato proprio un successo.
Quante volte mi sono detta “ah, se tornassi all’università adesso, che ho un’altra testa”. In questi giorni mi sono data una risposta: “Sarei lo stesso tordo che ero allora”. Tutti si conoscono e io no, tutti fanno sì con la testa e fanno domande intelligenti riguardo a termini che io sento pronunciare per la prima volta o che ho sentito molte volte chiedendomi sempre che cazzo mai caspita volessero dire.
Però. Oggi ho letto un articolo in SEOlese e l’ho capito. Sta a vedere che questi so’ talmente bravi che mi han fatto pure capire mio malgrado.
A mia parziale giustificazione posso vantare una settimana e mezzo insonne (grazie otite in piena estate, grazie!). Ecco, parziale.
Vabbé. Adesso vi faccio divertire. Volete vedere che idiozie ho prodotto durante il corso?
[Sìììììììììììììììì.]
All’inizio vengono assegnate per sorteggio le varie aziende virtuali. Io cosa pesco? Piccini Picciò, abbigliamento bimbi. Mano da mamma.
Prima esercitazione: scrivi un post per twitter. Sgamata subito. Io su twitter non ci sono, e ne conosco poco i meccanismi. Vabbè dai mi inventerò qualcosa. Avete 5 minuti. 5 MINUTIIIII????
Esito
Quel che basta per far vedere che non ne avevo un’idea.
Seconda esercitazione, il post per il blog aziendale o per google +. Dieci minuti. Dieci minutiiiii??????????
Naturalmente mi hanno detto che era troppo lungo. Chi? Dici a me? Dici a me?
Al secondo giorno è andata meglio, segno che il corso funziona. E che la mia idiozia non ha più limiti, la mancanza di sonno ha abbattuto le ultime barriere. E in dieci minuti ho prodotto questo. (dieci minutiiiii????)
Andiamo. Dite la verità. Non comprereste i vestiti di questa azienda con questi bei baffi nel logo?
Per fortuna che non faccio l’art director, ma nemmeno il semplice grafico.
[Tra parentesi. Clicca mi piace io lo odio. Si chiama Call to action ed è scientificamente dimostrato che funziona. Di brutto. Da fonti sicure pare che la maggior parte delle persone siano compulsivamente spinte a fare quello che chiedete loro. Tranne una. Che quando legge “clicca mi piace” pensa all’istante ma-cor-ca! Visto che ho imparato che tutto è tracciabile, spero che non mi trovino. Chiusa parentesi.]
Ultima esercitazione: grazie a Dio ci spiegano che la prima esercitazione era un trabocchetto. Adesso possiamo riscrivere il tweet alla luce di quello che abbiamo imparato.
Sicuramente ho imparato che posso scrivere un post (un po’ demmerda in realtà) in 10 minuti. Considerando i miei tempi biblici, una bella iniezione di fiducia. Non è tanto scrivere 250 parole in 10 minuti. Ma trovare un’idea, una foto, un testo, un marchio. In dieci minuti. [Qualcuno ci ha messo di meno, tipo testi geniali in 2 minuti e mezzo, un disegno coi controcojoni in 4 minuti]
Ho conosciuto delle persone belle. Un po’ aliene, nel senso che sono un po’ tutte nello stesso giro, mi par di capire, ma comunque interessanti, talenti incredibili. E generose.
Ora devo trovare il tempo di riguardare con calma slide e appunti e andare a colmare le lacune.
Poi ci sarebbe da raccontarvi com’è assistere a una lezione con studenti veramente 2.0, veramente molto social, molto inside, molto on the flow.
Poi ci sarebbe da raccontarvi che in tutto questo social, in tutto questo flusso, in tutto questo 2.0 io mi sono dimenticata a casa il cellulare e ho vissuto un’esperienza a tratti surreale. Ad esempio ho letto un libro per un’ora di seguito senza interrompermi.
Poi ci sarebbe da raccontarvi che a Bologna hanno fatto un posto che dieci anni fa non c’era, e che pareva di stare sui Navigli, e io, in fuga dalla famiglia per qualche ora, ci sono stata davvero bene.
Poi ci sarebbe da raccontarvi che quando sono andata alla stazione per tornare a casa ho scoperto che avevano cancellato tutti i treni, e io non avevo il telefono per avvisare casa né per chiedere aiuto…
Ma magari ne parlo un’altra volta, che per svegliarmi 5 volte stanotte bisogna prima che io vada a letto.
Buonanotte, che la SEO sia con voi, ma attenti a non pestare un SERP.
Aggiornamento
Adesso vi faccio vedere un paio di partecipanti al corso, giusto quelli che conoscevo già, gli altri li devo cercare, così vi rendete conto di quanto io fossi proprio un lupo nelle fragole:
Valentina Falcinelli, la copy-docente.
Saverio, nella doppia veste di docente e discente.
Daniela, che ci ha deliziato con frizzanti copy sul “Due palle” la sua gelateria italiana a New York.
Serena, giovane, rock, ironica e graffiante. Il suo post sugli usi alternativi della cravatta in tempo di crisi mi ha fatto sbellicare (Giulia e Caia: guinzaglio per il cane!).
Marilisa, un vulcano, come si confà a una siciliana. La mia interprete SEOlese-Copylese.
E poi Matteo e Alessandro, li devo cercare, perché sono due talenti da tenere d’occhio, così come Giorgia, Matilde, Elisa, Federica, Iris, Valentina, Nicoletta, Rosalba (un concentrato di ironia pazzesca!). So già che mi sono dimenticata qualcuno…
Cristina says
Io avrei comprato i tuoi vestiti, soprattutto dopo il piccolo Kill Bill (geniale) e poi ce lo vedo proprio Valerio con quella tutina gialla 🙂 Ah, nemmeno io clicco mai il mi piace a comando 😉
Giulia says
io avrei comprato tutto, anche se non ho figli!
ma lo dico da tempo immemore: siro for president
🙂
e comunque la tua comunicazione metterebbe tutti di buon umore
PrecariaMamma says
ma senti, dov’è il naviglio bolognese? Io nella mia vita di provincia non l’ho mai visto…
Siro says
Dietro il dipartimento di via Azzo Gardino. Mi ci ha portato Rocco. E lì ho visto la Michela che intervistava la Lilli (Gruber). Sticazzi!
PrecariaMamma says
urca, che comitiva! Io invece mercoledì ero al Mar… Che pathos!
Siro says
@ cristina e giulia. Voi non siete obiettive, perché mi volete bene. Però mi sono divertita. Se da una parte mi sono sentita tanto idiota/ignorante, dall’altra ho visto che qualcosa sono comunque riuscita a tirare fuori, in così poco tempo…
E ho avuto la possibilità di conoscere persone veramente brave.
Aggiorno il post qui su e ve le faccio conoscere.
Anonymous says
Stazioni fatiscenti…treni cancellati…tutto mi e’ mooooolto familiare!
Bello pero’ essere catapultati nei luoghi del passato, io che sono una nostalgica cronica adoro quelle sensazioni! Complimemti anche per la belen locale, io ne ho trovata una al mare sabato, solo che era mplto piu nuda e molto piu vecchia dell’originale. Orroreeee!!!!
Anonymous says
Mannaggi mi e’ scappata la mia lunga firma!
E.
Siro says
Non chiedermi perché, ma avevo capito che eri tu. Boh!
Questa Belen era proprio gnocca invece. Non è il mio genere (preferisco altri stili), ma era molto carina. Certo quelle scarpe non si possono vedere. Devo postarle su quel tumblr delle scarpe orride…
Anonymous says
Addirittura riconosciuta da un commento? Caaaaaspita! Si vede che scrivo sempre le solite cose!!!!
Bello il tumblr delle scarpe orride, potrei senz’altro dare il mio contributo con degli scatti rubati nel mio pendolarismo!
Siro says
No, no, mi ca perché sei prevedibile eh! Magari è perché comincio a conoscerti.
Era chiaro che non eri un anonimo “nuovo”. Di anonimi nel senso di non loggati che commentano qui siete in tre, almeno ricorrenti. Tu, Stellina/Romy e Cristina. Fra le tre mi sembravi tu, ma comunque tu firmati, così è sicuro che ti riconosco 😉
Veronica says
Eccolo qui il corso sull’autostima cui accennavi e di cui ero curiosa. Inutile dirtelo: la tua bravura ed ironia sono uscititi fuori molto bene dalle esercitazioni che hai riportato. Quanto è bello, e fondamentale, uscire un pò da quella che io chiamo la nostra “comfort zone”: misurarci con qualcosa di diverso con cui possiamo crescere, trarre ispirazione e che ti fa capire che possiamo spingerci oltre!
Siro says
ecco, come ti dicevo non era un corso sull’autostima, ma un corso per il lavoro. L’autostima, nonstante lo scoraggiamento iniziale, in genere è una conseguenza dell’essere usciti dalla comfort zone, come dici tu. Lì per lì stai anche un po’ male, ma una volta passata la paura del mare aperto, o del volo, che sferzata di energia!
Veronica says
Si si volevo scrivere per la tua autostima, non sull’autostima, e’ una distrazione nella e buona.e si , queste esperienze danno una gran scorta di energia!!
Lisa says
Uh, ma eri a Bologna? E hai pure studiato qui? Ma dai! 😀 Se ci ripassi, un caffettino da Terzi?
Siro says
Sì, ho abitato a Bologna per 5 anni, vicino a Piazza San Francesco (via De’ Marchi). Torno per un corso il 16 luglio ma sono a S. Lazzaro e faccio una toccata e fuga. Da settembre comincerò a venire più spesso però, e allora te lo dirò sicuramente.